Basket: 11°episodio de “I cinni del ’90”

Fine della stagione regolare 

Mancava ancora circa una decina di giorni alla fine di febbraio e all’arrivo dell’ultimo agognato rinforzo “esterno” alla Pontevecchio, Alex Monari. La situazione, a vederla da fuori, non sembrava preoccupante: eravamo serenamente primi nella classifica del campionato, avendo vinto fino al quel punto tutte le partite, mentre nei tornei giocati come Pontevecchio o “insieme” alla Fortitudo avevamo fatto ottime cose, perdendo solo una partita nella finale di Treviso contro la Benetton. Quindi? Quindi io, pur vivendo questa prospera situazione, non ne ero soddisfatto a pieno. Il fatto di aver preso personalmente consapevolezza delle potenzialità della nostra squadra a livello nazionale, invece di darmi ancora più fiducia, mi stava regalando molte più ansie del dovuto. Sicuramente ciò accadeva per via degli infortuni di Flavio e Gabbone, ma soprattutto perché cominciavo a considerare obbligatorio un maggiore livello di responsabilità e di attenzione, ritenendo doveroso condurre i ragazzi, vecchi e nuovi, al raggiungimento del migliore risultato possibile. Ma quale risultato? Finali regionali? Beh… era il minimo. Finali interzona? Ecco, questo poteva essere un buon obbiettivo. Finali nazionali? Sì, a questo punto sembrava adeguato: il massimo che potevamo ottenere, magari giocando anche una partita di rivincita contro l’Invincibile – la Benetton! Raggiunsi questa convinzione: lo dovevo ai miei ragazzi e a me stesso. In questo periodo, che potremmo definire di calma apparente, a cavallo tra l’ultima partita con Flavio e l’arrivo di Alex Monari, giocammo contro altre due squadre: il 15 febbraio in casa, contro quella che era al momento terza in classifica, la PGS Don Bosco; e ancora, sempre in casa, contro la debole squadra del Torrazzo di Bagnolo (RE).

Quest’ultima fu vinta facilmente, di cinquanta punti, mentre contro i forlivesi la cosa fu ben diversa. Si trattava della prima partita con Flavio assente e con un record d’imbattibilità sempre più pesante da difendere. La squadra romagnola sulla carta poteva batterci. Era un loro obbiettivo legittimo: riuscire nell’impresa di fermare la nostra corsa trionfale era ormai uno stimolo che coinvolgeva tutte le avversarie e che esaltava ancora di più quelle che possedevano le caratteristiche tecniche e agonistiche per fare il tentativo. Forlì era una di quelle. Iniziammo la partita con il quintetto: Fin, Bendini, Carnevali, Romagnoli ed Ettorre. Non giocammo bene, e ringrazio Carnevali se riuscimmo a limitare la sconfitta del primo quarto con soli quattro punti di scarto: 16 a 12 per gli avversari. È lui che segna il 50% dei nostri punti, mentre gli altri, su tutti Gabbino, sparacchiano a vuoto, oltre a difendere “il giusto”. Nel breve riposo tra i primi due quarti, me la presi in modo duro con il Colored, che non ebbe apparentemente alcuna reazione immediata. Secondo me, da quella volta iniziò una sua silenziosa contestazione nei miei confronti che montò piano piano, fino a emergere in modo dirompente, a maggio (prima della partenza per le
finali interzona) con uno scontro chiarificatore. Ritornando alla partita, le cose ripresero la giusta direzione nel secondo quarto, con l’entrata in campo del Capitano Menarini e di Minetto che con energia ed efficacia contagiarono i compagni di gioco. Vinciamo questo quarto 32 a 10, rifilando un parziale terrificante d’inizio quarto di 15 a 2! Fine primo tempo, 44 a 26 per i nostri. Tra il primo e il secondo tempo, negli spogliatoi, rimarco le differenze di atteggiamento tenuto nei due quarti dai ragazzi. Chiaramente la mescola (“tenere il muso” in bolognese) di Gabbino ebbe a crescere anziché diminuire. La sua forte personalità da guerriero mandinka era stata da me offesa ancora di più. La cosa fu lampante nel terzo quarto, quando la squadra fece solo nove punti contro i venti degli avversari e lui non giocò pur essendo in campo. Iniziamo l’ultimo quarto della partita comunque in vantaggio, 53 a 46, ma con l’inerzia in mano agli avversari. Ahi-ahi! Nei primi minuti cerchiamo di tenere con Minetto che fa tre dei suoi canestri solo rete, di cui uno da tre punti. Ma gli avversari non mollano. A questo punto Gabbino, rimesso in campo, mette da parte la sua contestazione, e con due palle rubate in difesa, due assist per i suoi compagni e un percorso netto al tiro di 3 su 3 da due punti mette il sigillo sulla partita: 76 a 62 per noi. Me l’ero vista brutta. “La scimmia è ancora sulla spalla!” Ma avevamo altre questioni da risolvere, e le vedevo già all’orizzonte.

Finalmente, domenica 7 marzo 2004, Alex esordì con la Pontevecchio. Tutti quanti fummo felici di questa nuova entrata, in primis i ragazzi. Con la maggior parte di loro aveva già fatto conoscenza nei tornei dei mesi passati, e non trovò nessuna difficoltà a inserirsi. Anzi, da subito sembrò che lo spirito di gruppo fosse già presente in lui. I miei ’90 sapevano che il suo arrivo avrebbe mutato certi equilibri in campo fatti di minuti e palloni da giocare, ma riconoscevano quanto sarebbe stato utile per migliorare e aumentare le potenzialità della nostra squadra. La prima partita che giocò fu fuori casa, ad Anzola, contro la locale squadra dei nati 1990. Seppure nel corso di una facile partita, mostrò subito un atteggiamento positivo e in linea con quello che ci attendevamo, terminando la partita con la maggiore realizzazione tra i nostri, 23 punti. Ma fu nella successiva, contro gli acerrimi rivali della Virtus 1934 Bo, che mostrò di essere quell’elemento in più che mancava per essere la prima squadra della categoria in Italia. Fu durissimo. I ragazzi della Virtus giocarono molto bene, al massimo delle loro possibilità; ma noi, grazie a una notevole performance offensiva (ben quattro dei nostri sopra i venti punti, tra cui il “nostro” Alex) e l’ormai famoso e determinante canestro coast to coast di Clack Calzolari nei minuti finali, riuscimmo a vincere 93 a 86 in trasferta. Non male, e con Flavio praticamente assente da due mesi! I ragazzi (fortitudini dentro!) dedicarono ironicamente la vittoria ai tifosi avversari e al noto ex giocatore della Virtus Marco Bonamico, presente all’incontro in veste di neo presidente della Virtus Bo 1934: Ettorre mostrò alla fine della partita una vignetta disegnata sulla maglietta tenuta sotto la divisa, correndo per la palestra come se avesse vinto la coppa del mondo. Dovetti armarmi di tutta la mia pazienza per cercare di calmare lo spirito guerriero non troppo sereno dell’ex giocatore e allora presidente della neonata Virtus.

Eccoci arrivati alla fine della stagione regolare con le ultime due partite da disputare a fine marzo: a Piacenza e in casa contro la squadra del Basket Reggio 2000. Ormai il distacco tra noi e la seconda in classifica, Santarcangelo, era divenuto incolmabile, rendendo le due partite inutili ai fini della classifica finale. Ma uno spirito vincente ben consolidato ci portò a giocarle con il piglio giusto. In particolare, contro Piacenza che, se avesse vinto, si sarebbe qualificata per i play-off regionali fregiandosi di essere stata la prima squadra a batterci. Mancò di pochissimo l’impresa: vincemmo solo di due punti, 63 a 61, con un tiro solo rete di Minetto a trenta secondi dalla fine, da quattro metri e contro un’ostica difesa a zona preparata dai nostri avversari. Ormai questo tipo di difesa era divenuta sempre più utilizzata dalla squadre che ci incontravano. Perciò pensai che oltre a trovare un modo per mettere i ragazzi in condizione di attaccare al meglio questo tipo di difesa, potevamo noi stessi organizzarci in tal senso, per avere un’arma difensiva in più da utilizzare in certi momenti e contro certe squadre… La Benetton? Proprio una fissazione! Erano passati più di tre mesi e non facevo altro che ripensare a quella partita!

Classifica finale della stagione regolare:
Pontevecchio 44, Santarcangiolese 38, Basket 2000 34, PGS Don Bosco 30, Primogenita 28, Virtus 1934 BO 26, Motomalaguti S.LAZZARO 18, Castel S. PIETRO 14, Anzola 10, Torrazzo Bagnolo 8, Nazareno 6, Bipop 4.

Continua..

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