Basket: 13°episodio de “I cinni del ’90”

Castelnuovo ne’Monti è una località in provincia di Reggio Emilia situata sull’Appennino reggiano, a 115 km da Bologna. In auto, per arrivarci, occorrevano circa due ore di viaggio, con buona parte del tragitto percorso su strade provinciali strette, in salita e con moltissimi tornanti. Saputo ciò dal sempre puntuale e preciso Ingegner Carnevali, gli chiesi se le nostre finanze fossero sufficienti a far rimanere sul posto a pernottare la squadra e lo staff per il weekend delle finali, per via di una fastidiosa distanza che, dati gli orari delle partite di sabato sera e domenica pomeriggio, non avrebbe permesso di far riposare al meglio i ragazzi. «Direi di sì. Si può fare. I ragazzi saranno contenti: è dal torneo di Treviso che non fanno un viaggio o dormono fuori casa tutti insieme» mi rispose, aggiungendo: «Anzi, potremmo approfittare anche noi genitori per fare una piccola vacanza sui monti reggiani, ci deve essere una località da visitare che si chiama la “La Pietra di Bismantova”, un caratteristico altopiano a mille metri di altezza che fa parte del Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano. Se ci sarà il sole, sarà molto bello andarci insieme ai ragazzi». «Ok, bene, organizziamoci in tal senso. Come sempre ci pensi tu, vero?» dissi io, conoscendo già la risposta. «E Rota giocherà?» mi chiese sul finire del nostro colloquio. «Tutti i ragazzi verranno alle finali, compreso lui. Penso che la prima partita non lo faremo giocare… poi si vedrà» tagliai corto. Infatti fu così: non giocò la prima partita, che risultò anche la più difficile. Il sabato pomeriggio, finita la scuola, partimmo tutti in carovana con le auto, eccezion fatta per Monari, che si mosse con il suo collaudato e scaramantico camper. Io mi muovevo in auto in compagnia di Ombretta (mia moglie), in direzione finali regionali.

Le quattro squadre che si erano classificate per le Final Four furono: Pontevecchio Bologna, Pgs Don Bosco Forlì, Santargangiolese Rimini e Reggio 2000 (Reggio Emilia). La prima semifinale la giocarono i ragazzi di Rimini contro quelli di Reggio, vincendo agevolmente la partita 79 a 55. La seconda semifinale ci vedeva opposti alla forlivese Pgs Don Bosco. Contro questa squadra avevamo già giocato e vinto due volte in campionato. Nella seconda partita avevamo fatto un po’ di fatica a causa della poca brillantezza del momento, e sopratutto per la difesa a zona che il coach avversario ci propose in certi momenti dell’incontro.

Lo ricordai nel pre-partita ai ragazzi, e feci presente alcuni accorgimenti classici per attaccare l’evenutale zona avversaria senza snaturare il nostro gioco offensivo. In una partita secca ci giocavamo l’ingresso alla finale regionale, il primo importante obbiettivo stagionale che, se centrato, ci avrebbe portato comunque agli interzona, per giocarci poi l’ingresso alle sospirate finali nazionali di categoria. Quaranta minuti di difesa a zona! Ecco cosa ci propinarono i nostri avversari forlivesi. Sì, come raccontavo in precedenza, ci aspettavamo che la utilizzassero, ma non per tutta la partita! Con il senno di poi e dal loro punto di vista, fecero una scelta azzeccastissima che li portò quasi a vincere… quasi. Partono subito molto concentrati, riuscendo a imporre il loro gioco, caratterizzato dalla difesa a zona e da un attacco sempre al limite dei 24 secondi in paziente ricerca di una penetrazione o di uno scarico. Noi invece, ci presentiamo in campo visibilmente bloccati dall’emozione, con una difesa che spesso subisce le iniziative dei due loro migliori, Zondini e Tocchi. Il primo quarto si conclude con il punteggio di 14-10 per Forlì, con noi che riusciamo a contenere i danni solo grazie a un ottimo Gabbone Fin. Nel secondo quarto cambia il nostro atteggiamento difensivo, favorito dal nostro cambio di difesa di squadra. Anche noi ci disponiamo a difendere a zona, la nostra zona Cinquanta. In questo modo riusciamo finalmente a mettere un freno alle penetrazioni e a recuperare palle agli avversari. Carnevali difende forte e sfrutta buone occasioni di penetrazione, Romagnoli recupera importanti palloni, e il capitano Menarini suona la carica con una bomba da tre punti che suggella il ritorno in vita dei nostri. Con la fiducia ritrovata, migliora anche la circolazione di palla in attacco e Fin, che chiuderà con 20 punti, si incarica di ferire la zona dalla posizione di post basso. Il primo tempo si conclude con la Pontevecchio in vantaggio per 27 a 24.Avendo visto che comunque le cose non si erano messe come volevamo, pensai di cambiare totalmente la nostra disposizione offensiva, mettendo tre esterni a giocare negli spazi vuoti lasciati dalla difesa a zona a fronte pari degli avversari, e due post bassi fuori dall’area, vicino al canestro (Gabbone e Alex Monari).

La cosa funzionò, e al ritorno in campo riuscimmo a mantenere l’inerzia della partita. Grazie ai lunghi, messi costantemente nella posizione stabilita, in particolare Alex, scardinammo definitivamente la zona forlivese. Contemporaneamente, la nostra difesa a zona dispari alzò letteralmente un muro invalicabile, con Forlì che non trovava più nessun varco, costretta a subire un parziale di 6 a 19 che chiuse di fatto l’incontro. “Chi di zona colpisce di zona perisce” pensai in quel momento. Nell’ultimo quarto consolidammo concretamente la nostra sofferta ma voluta vittoria, aprendoci così le porte per la finale regionale e alla qualificazione per l’interzona nazionale.

“L’Abbiamo scampata bella!” pensai. “Ma i ragazzi sono stati splendidi: sono riusciti a recuperare una partita che si era messa su dei binari pericolosi. Bene cosi”. Più tardi, esposi il pensiero del dopo-partita in albergo al papà di Rota e mia moglie, i quali però mi confortarono dicendo che erano comunque sempre stati certi che avremmo portato a casa la vittoria, e che i ragazzi si erano confermati per l’ennesima volta quel gruppo unito e determinato che ormai conoscevamo.

La “squadra” dei ragazzi, dopo cena, andò a letto felice di aver raggi-unto un primo importante risultato, e non mi ricordo se fecero casino più del solito nelle loro camere, mentre la “squadra” dei genitori al completo (non mancò nessuno per l’occasione) faceva festa. Questo me lo raccontò papà Benda, a torso nudo, mentre prendeva il sole sulla veranda dell’albergo, il mattino successivo. Mi domando ancora cosa ci facesse di primo mattino e a torso nudo, a mille metri di altezza. Mah!

Quella mattina, io e Fernando Rota svegliammo le due squadre per prepararci alla “scalata” del famoso altopiano denominato “la Pietra di Bismantova”. Bello a vedersi, ma non faticoso da conquistare per dei “cittadini” come noi. Fu una mattinata divertente e rilassante per tutti, con il favore del sole e del poco vento una volta arrivati alla meta.
La finale regionale si svolse nel pomeriggio tardi, fra due squadre già appagate per aver centrato il primo importante obbiettivo della partecipazione alla fase interzona, con la possibilità di giocare alle finali nazionali a Porto San Giorgio. Di conseguenza, si potrebbe pensare che la vittoria non fosse poi così importante. Non so se la pensassero così i ragazzi di Rimini, ma il nostro pensiero era ben diverso. Nel discorso prima della finale puntai molto su questo tasto: «Ragazzi, vincendo ieri siamo riusciti a qualificarci per le finali interzona, risultato importante e molto gratificante per tutti noi. È la prima volta che una squadra della Pontevecchio di questa età lo raggiunge. Però stasera ci giochiamo il titolo di campioni regionali e, secondo me, è importantissimo riuscire a vincerlo per due motivi: primo, perché ci confermeremmo i primi nella classe ’90 in Emilia Romagna; e secondo, perché passando da campioni regionali saremmo inseriti in un raggruppamento di Interzona sulla carta più semplice». Dopo un anno di partite di campionato, ormai le due finaliste si conoscevano bene, caratteristiche di ogni giocatore im- portante incluse. Proprio di questo avevo parlato il giorno prima con l’allenatore del Rimini, che mi aveva chiesto come mai Rota non avesse giocato la semifinale, e se lo si sarebbe rivisto in finale. Gli avevo spiegato che erano ormai quattro mesi e più che non faceva una partita, e che se i medici (Francesco in accordo con il padre di Rota, Fernando) mi avessero dato l’autorizzazione, lo avrei fatto certamente partecipare alla finale – come poi avvenne, e con una buona prestazione, senza nessuna controindicazione. Meno male!

Così, ecco la cronaca della finale regionale scritta da Carnevali sul Blog non ufficiale di allora:

Pontevecchio – Santarcangiolese 80-58 (25-15, 16-10, 16-16, 23-17)

La cronaca vede un quintetto iniziale che annienta immediatamente ogni velleità di Rimini. In pochi minuti la squadra di Lepore infligge un parziale di 10-0 con Bendini che costruisce gioco per sé e per i compagni. Sotto i tabelloni Fin macina punti e assieme a Monari domina la lotta ai rimbalzi. In difesa Carnevali riesce a bloccare la circolazione di palla dei riminesi recuperando preziosi palloni assieme a Romagnoli. Si va al mini intervallo sul 25-15 per Bologna. Nel secondo quarto era lecito prevedere una reazione riminese ma la Pontevecchio presenta in campo un secondo quintetto che riconferma una netta superiorità. Il ritorno di Rota, reduce da un lungo infortunio al piede che lo ha bloccato per 5 mesi, viene accolto calorosamente dai tifosi e lui ringrazia con una buona partita. Romagnoli confeziona buoni assist e la buona prestazione in difesa di Minetto permette a Bologna di crescere il proprio vantaggio. Si va negli spogliatoi sul punteggio di 41-25 che lascia poche speranze alla squadra allenata da Lombardini che oltretutto perde Briganti per il riacutizzarsi di un recente infortunio alla caviglia. Si riprende con meno intensità e Bologna che controlla la partita ruotando i suoi ragazzi e ottenendo punti da tutti. Rimini riesce a trovare qualche spazio e a trovare qualche buon canestro pareggiando il quarto. La reazione della Pontevecchio non si fa attendere el’ultimo quarto propone altri 5 minuti di partita dove la Pontevecchio ingrana il turbo con Bendini e Rota che penetrano in una difesa ormai demotivata e Monari che spadroneggia ai rimbalzi; il vantaggio arriva a +31. Nella passerella finale De Fazio colpisce ancora una Rimini ormai inesistente. La Pontevecchio si è presentata concentrata fin dall’inizio. Difesa e contropiede non hanno dato respiro a Rimini. I bolognesi si mostrano completi in tutti i ruoli con ottimi cambi. L’allenatore Lepore ha ruotato fin dall’inizio il suo roster in maniera impeccabile togliendo a Rimini qualunque spazio per reagire. Il titolo regionale apre le porte al concentramento interzona di Domeggie di Cadore, ultimo scoglio che separa la Pontevecchio dall’obiettivo storico delle finali nazionali di Porto S.Giorgio.

Penso di non dover aggiungere nulla, se non che negli spogliatoi, per la prima volta, i ragazzi (con l’aiuto di Gessi e Francesco) “riuscirono” a farmi fare la doccia vestito, nonostante una mia flebile e allegra resistenza. Poi, vista la tarda ora raggiunta, la squadra dei genitori organizzò una cena a base di salumi e altre specialità locali nei pressi del camper dei Monari, ormai divenuto il nostro talismano portafortuna e simbolo dell’unione che si era venuta a creare e rafforzarsi tra figli/giocatori e genitori/sostenitori.

 

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