basket: 18°episodio de “i cinni del ’90”

…Era una sera calda, con un pubblico delle grandi occasioni, mentre le luci dei fari illuminavano alla perfezione il campo da gioco. Sugli spalti, il tifo a nostro favore si era ampliato con l’aggiunta dei nostri genitori in t-shirt bianca con scritta Pontevecchio, e di molte altre persone del luogo e amici di Bologna in villeggiatura nella zona. Non era da meno quello a favore dei ragazzi della Scavolini. Un gran bel colpo d’occhio.

Nei primi minuti della partita le due squadre, come previsto, diedero priorità al tiro da fuori più che a quello da sotto, anche nei momenti favorevoli di contropiede o di sovrannumero offensivo. Ebbero sul momento la meglio, con i pericolosi Giampaoli e Corsaletti. Tentammo di contrastare la supremazia temporanea con i nostri Jack Bendini e Flavio Rota. Mentre quest’ultimo riusciva bene, Jack mi apparve molto nervoso e contrariato per qualcosa che non riuscì a capire sul momento. «Dai jack, forza! Stai attento a quel raddoppio!». A un certo punto, a metà del secondo quarto, gridai a squarciagola vedendolo perdere la terza palla consecutiva contro la loro difesa Pivot. L’errore, che diede loro la possibilità di realizzare un facile canestro in contropiede per l’ennesima volta, mi costrinse a chiamare un minuto di sospensione, imprecando fra me e me con parole irripetibili.

«Benda, vieni qua! Ho chiamato minuto apposta per te: cosa stai facendo?». Di solito i ragazzi che giocavano, nel minuto di sospensione, venivano in panchina e si sedevano davanti a me per ascoltare. Stavolta Jack, incomprensibilmente, si era precipitato verso Francesco per chiedere qualcosa. «Cosa stai facendo, c…o!» gridai.
Stavo per dirgli altro, quando lui venne verso di me e, facendo un segno con le mani verso il piede destro, mi rispose urlando: «Ma guarda qui! Non vedi cosa mi è successo?». Tutti guardammo il suo piede, e cosa vedemmo? La suola della scarpa si era quasi completamente staccata e, ancora illesa alla base del tallone, sembrava ormai quasi che “parlasse”! Non ebbi il coraggio di dire nulla, mentre i compagni dietro di me riuscirono a stento a frenare le risate. Lo cambiai con Leo Menarini, e dissi a Francesco di trovare un modo per sistemare quella scarpa “parlante”. Per la cronaca, giocò successivamente altri 20 minuti con la scarpa destra tenuta insieme dai cerotti normalmente utilizzati per fasciare le caviglie. Nonostante fosse in quelle condizioni, riuscì comunque a essere determinante nel finale con canestri importanti.
Soprattutto, fu l’unico, insieme a Gabbino e al solito ed efficace Flavio, a capirci qualcosa contro quella particolare e ostica difesa a zona avversaria. Finimmo il primo tempo in vantaggio di una decina di punti.

Nell’intervallo fra il primo e il secondo, sferzai Gabbone e Alex, colpevoli si subire gli avversari senza essere capaci di dare il solito contributo. Ritornammo in campo, e visto che le cose non cambiavano, ordinai la difesa a zona cinquanta facendo giocare, alternandosi, De Fazio insieme a Fin e Alex con Marco Minetto. La cosa ebbe l’esito sperato, stroncando l’ennesima rimonta avversaria e permettendoci di concludere ancora in vantaggio il terzo quarto di 12 punti. Michele si distinse agguantando due importantissimi rimbalzi difensivi e realizzando un canestro da fuori che, dopo un lungo digiuno in attacco rianimò i suoi compagni.
Nell’ultimo quarto, la nostra supremazia e il controllo del gioco svaniscono quasi d’incanto a cinque minuti dalla fine della partita.

Chiamo il minuto di sospensione e dico: «Ragazzi, sapevamo che questi qua non sono mai morti! Teniamo duro e cerchiamo di non affrettare le conclusioni. Usiamo la testa». Riusciamo a rimanere a galla grazie alla buona prestazione ai tiri liberi che ci guadagniamo con falli subiti su penetrazioni a canestro di Gabbino, Rota e Alex.
Arriviamo così a tre minuti dalla fine della partita con il punteggio a nostro favore, 57 a 49. Palla nelle nostre mani. Non riusciamo a concretizzare nulla, perdiamo il possesso con un passaggio non perfetto di Gabbone verso Flavio. I ragazzi di Pesaro non demordono, e sfruttano a pieno questo pallone perso con una realizzazione da tre punti da posizione centrale su un tiro eseguito indisturbatamente da Giampaoli. 57 a 52 per noi. Impreco non so contro chi per non averlo contrastato a dovere.
Mancano a questo punto circa due minuti e torniamo in attacco. Flavio subisce un fallo. Va in lunetta, realizza il primo ma sbaglia il secondo: rimbalzo di Terenzi che apre a Fabri, che ripassa a un certo Poderi che tenta un altro tiro da tre punti e… Ciuff! 58 a 55.

Manca alla fine un minuto e trenta secondi. Torniamo in attacco in un frastuono infernale generato dalle contemporanee grida dei nostri genitori e dall’incitamento del pubblico avversario a sostegno dei loro ragazzi. Si riprende. Un altro fallo, stavolta su Jack che fa punteggio netto dalla lunetta. 60 a 55 per noi. Siamo ora a un minuto e dieci secondi al termine dell’incontro, con palla in mano ai nostri avversari, che vanno al tiro rapido con Giampaoli che lo sbaglia, ma il rimbalzo è preda del
suo compagno Terenzi che riesce a tirare ottenendo fallo e… Canestro! Tiro libero aggiuntivo realizzato, il nostro vantaggio si assottiglia sempre più: 60 a 58! Chiamo l’ultimo minuto che ho a disposizione e, nel frastuono generale del pubblico, provato dal caldo e dalla tensione interiore, tento di trovare poche ma chiare parole per dare disposizioni su come affrontare al meglio l’ultimo minuto. «Ragazzi, faranno sicuramente pressione a tutto campo. Cerchiamo di non palleggiare vicino alle linee laterali e diamo delle buone linee di passaggio. Andiamo a prendere dei falli. Continuiamo a difendere forte a zona e tagliamo fuori i loro lunghi, perché andranno a rimbalzo ancora più decisi».

Attacchiamo come stabilito e riusciamo a prendere fallo con Flavio. Due tiri… realizzati! 62 a 58 per noi. 49 secondi al termine. Noi indifesa a zona, loro all’arrembaggio: tiro da fuori, sbagliato; rimbalzo del loro lungo Terenzi che tira… Sbagliato! Finalmente prendiamo rimbalzo con Alex: fallo su di lui e due liberi a suo favore, a circa 30 secondi al termine. Alex sbaglia il primo, ma realizza il secondo. 63 a 58 Penso che ormai è fatta, ma non dico nulla. Loro tentano l’ultimo disperato tiro da tre… Niente! Fallo sul rimbalzo e due tiri liberi per Gabbino, che realizza il primo e sbaglia il secondo: 64 a 58 per noi, è Finita!

Siamo tra le prime quattro in Italia!

Ora andiamo a mangiare la pizza e la torta di Fernando. Sudato completamente, afferrai il telefono e chiamai mia moglie per dirle che sì, avrebbe potuto prendere il treno per il week-end a Porto San Giorgio.

Flash mob

Io, Gessi e Francesco stavamo aspettammo che tutti i componenti della squadra avessero fatto la doccia, per accompagnarli alla pizzeria dove i nostri genitori erano pronti per festeggiare non solo Fernando, ma anche l’importantissima vittoria di quella sera. Dopo essermi complimentato, dissi ai miei collaboratori: «Ho notato alcuni dei nostri ragazzi un po’ giù di tono durante la partita di stasera. In prospettiva per la Benetton di domani non so come potremmo fare per aiutarli. A questo punto… non molto, vero?».
Francesco ci pensò un attimo, e mi rispose: «Continuiamo a massaggiarli, a fargli fare dello stretching, ma sopratutto diamogli “energia” motivazionale».
Era ormai mezzanotte, e l’indomani, alle 19:00, avremmo dovuto essere nello stesso luogo per giocarci una partita che aspettavamo da molti mesi.
Era l’unico pensiero del momento, almeno per me. Non pensai assolutamente ad altro se non a come giocarcela.

Passammo davanti all’albergo dove i favoriti, i nostri avversari, forse stavano già dormendo. “Non avrò sbagliato a dare il mio assenso a questa pizzata…
Ma no, dai, va bene così. Dobbiamo scaricare un po’ tutti. Ora, festeggiamo!”
I ragazzi, come se mi avessero letto nel pensiero, festeggiarono eccome: dopo aver mangiato pizza e la torta, improvvisarono, nel cuore della notte, davanti al locale, in mezzo al viale pedonale ancora affollato da molti villeggianti, uno dei primi “flash mob” della storia di Porto San Giorgio, mettendosi il linea uno affianco all’altro, cantando e ballando l’arcinota e provocatoria canzone dei Village People “YMCA”.

“E questi qui, dovrebbero giocare contro chi?!”.

Continua..

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