Basket: 1°episodio de “I cinni del ’90”

Bologna, basket city, sul finire della stagione agonistica 2000-2001. La Virtus è da anni ai vertici in Italia e in Europa (ma si avvia verso il fallimento) e la Fortitudo del presidente Seragnoli l’ha finalmente raggiunta ai massimi livelli. La sezione basket della Polisportiva Pontevecchio svolge la propria attività da quasi trent’anni. L’inizio ufficiale infatti risale al 1973, quando una squadra Cadetti si iscrive al campionato F.I.P. La Polisportiva è già ben nota a Bologna per la sua serietà e per i buoni risultati ottenuti nelle varie discipline sportive. Al termine della stagione sportiva, come ogni anno, era giunto il momento di fare il punto della situazione delle squadre giovanili, per pianificarne il futuro. Quell’anno, Goffredo Gollini, vigile urbano e personaggio importantissimo per la sezione basket Pontevecchio (di cui era uno dei fondatori), non appena mi incontrò, mi disse: «Ho un gruppetto di bambini dell’annata ’90 che sta facendo benino nel minibasket, nel campionato Aquilotti di seconda fascia “non competitivo”. Hanno vinto tutte le partite di oltre 50 punti! Secondo me può diventare un gruppo forte e tu potresti essere la persona adatta ad allenarlo».

Risposi che si trattava di bambini troppo piccoli e che, sì, avevano stravinto tutte le partite, ma nel campionato non competitivo, dove giocano le squadrette. Aggiunsi che non mi interessava allenare un gruppo così giovane e che, del resto, non l’avevo mai fatto (stavo mentendo). Poi, comunque, non avrei potuto allenarlo, non essendo in possesso della tessera di istruttore di minibasket. Gollini non fece una piega (sapendo che stavo mentendo), e senza tener conto della risposta, mi disse: «La tessera non è un problema. I ragazzi devono essere allenati da te, perché sei la persona giusta fra quelle che abbiamo in Pontevecchio. E vedrai, ti daranno soddisfazioni».

Non sono mai stato un allenatore a tempo pieno o di professione. Quando smisi di giocare, o meglio di fare sport agonistico, all’età di 28 anni, iniziai – e continuo tuttora da “esodato” bancario – la bellissima attività di allenatore/istruttore di basket, coltivata per passione e mai per denaro. Da allora, il mio lavoro in banca, con una discreta carriera professionale, e l’attività di allenatore di pallacanestro sono andati di pari passo. La pallacanestro è mio “hobby” dall’ormai lontano 1983. Nel maggio del 2001 facevo già parte della Pontevecchio, anche se il primo approccio con la polisportiva risaliva a un bel po’ di tempo prima, in qualche modo legato proprio all’esperienza del minibasket. Nel 1988, avevo iscritto mio figlio Matteo di 8 anni al mini della Pontevecchio, perché logisticamente a portata di mano, a soli duecento metri in linea d’aria da casa. A quei tempi si trattava di una società decisamente in ascesa che, con merito e contro ogni pronostico, aveva vinto un campionato di Promozione e stava disputando, con buoni risultati, il campionato di serie D, mettendo in evidenza giovani giocatori.  A dirla tutta, avevo già avuto a che fare con una squadra di minibasket non solo da padre-tifoso, ma in modo ben più concreto (ecco smascherata la bugia) quando, nei primi due anni di Pontevecchio, con il gruppo delle annate ’79 e ’80, ero finito per allenare la squadra di Matteo. Era stata un’esperienza positiva, perché avevamo vinto contro ogni pronostico il campionato provinciale F.I.P., qualificandoci per le regionali. Le parole di Goffredo avevano in qualche modo colpito nel segno, perché mi piaceva allenare e avevo l’esperienza per farlo, anche con i ragazzi più piccoli. Eppure, in quel momento, la mia cronica e maniacale attenzione quotidiana per il basket si era indebolita, preso com’ero da un nuovo posto di lavoro e soprattutto dal desiderio di stare più vicino alla mia famiglia, che stava attraversando un momento non facile. Proprio in quei mesi, per problemi personali avevo ottenuto di essere trasferito dalla filiale bancaria di Porretta a quella di San Giorgio di Piano, in qualità di capo filiale. Problemi che, alla fine, influenzarono in modo determinante anche la scelta di accettare, un po’controvoglia, la proposta di allenare il gruppo di ragazzini dell’annata ’90.

Fu così che feci il mio nuovo ingresso nel minibasket – accettando quasi distrattamente, e ritrovandomi a organizzare una nuova avventura sportiva, in accordo con Gollini e il “presidentissimo” Franco Masetti. Franco, come la maggioranza delle persone coinvolte direttamente nella sezione basket, e come penso accada in tutte le attività sportive dilettantistiche o amatoriali italiane, era entrato a suo tempo nella Pontevecchio seguendo il figlio giocatore. Lo avevo conosciuto nel 1991, quando, sempre su richiesta del buon Gollini, avevo accettato di allenare la prima squadra, che allora partecipava al campionato regionale di serie D. Da allora, non poteva passare giorno in cui non ci sentissimo o vedessimo per qualcosa che riguardava quella che lui chiamava la “Ponte” (questo connubio alla fine della stagione agonistica del 2006 terminò in modo un po’ brusco, a causa di opinioni divergenti sulla strategia gestionale nella conduzione della sezione. Rimanemmo comunque amici, ma questa è un’altra storia – rattristata, purtroppo, dalla sua prematura morte, ell’estate del 2012).

Ricevuto l’appoggio incondizionato di Masetti e il preziosissimo supporto di Gollini, occorreva ora concentrarsi sulla selezione dello staff tecnico. Cominciammo da Alberto Gessi, soprannominato dagli amici “Gegè”, scelto per il ruolo di assistente allenatore. Alberto Gessi era stato un giocatore promettente, cresciuto cestisticamente nelle giovanili della Fortitudo e in quelle della PV, a cui era ritornato da senior per giocare in serie D. Un infortunio al ginocchio rallentò progressivamente la carriera di giocatore, accelerando quella di allenatore delle giovanili fino a condurlo nel gruppo che avrei allenato. Fatta la scelta del mio collaboratore, arrivò il momento di fare conoscenza dei bambini che avrebbero fatto parte della squadra Propaganda della PV; una squadra che nel corso degli ultimi due anni si era completata con l’unione di due gruppi di Aquilotti. Infatti, fin dal 1997/98, il primo gruppo di “cinni”, tutti residenti nel quartiere Savena, aveva iniziato a giocare assieme nel centro minibasket della Polisportiva Pontevecchio. Il loro allenatore, Andrea Bignami, aveva capito subito che questi bambini avevano in comune qualcosa di speciale: una passione sfrenata per il basket. Abitavano a pochi metri dalla palestra e, appena potevano, si trovavano al campetto all’aperto delle “Pertini” per interminabili sfide che duravano interi pomeriggi, con buona pace dei genitori. Per il loro allenatore era stato facile riuscire ad amalgamarli, sin dai primi giorni. Bignami era da molti anni il punto di riferimento per le attività di mini. Era in Pontevecchio da circa dieci anni, e Gollini si fidava ciecamente di lui. Non ho mai capito perché abbia deciso di andarsene proprio un anno dopo avermi passato questo gruppo formidabile. Goffredo mi disse che Andrea gli aveva raccontato di non riuscire più, per impegni personali. Ma pensai che, forse, avendo compreso quali fossero le potenzialità del gruppo in questione, fosse rimasto deluso dalla sua mancata conferma per l’anno successivo.

Nella stagione agonistica 2000-2001, il gruppo ’90 aveva vinto tutte le partite ufficiali e non ufficiali, mettendo in mostra non solo le individualità, ma anche un più che apprezzabile gioco d’assieme. Goffredo era riuscito nell’impresa di “nascondere” queste belle promesse alle mire sempre più fameliche delle società “professionistiche” di quel tempo!

Continua…

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