Basket: 7°episodio de “I cinni del ’90”

Stagione 2003/2004

A metà ottobre 2003 l’ufficio gare della Federazione basket di Bologna comunicò la composizione dei gironi del campionato BAM per la stagione 2003/04 riservato ai ragazzi nati negli anni 1990 e 1991. Noi, da vincitori del precedente campionato BAM Regionale, fummo inseriti nel girone Élite con le migliori squadre emiliano-romagnole.
Erano ormai due mesi che ci allenavamo assiduamente: prima dell’inizio delle scuole quasi tutti i giorni; poi, con l’inizio dell’anno scolastico, mediamente quattro volte alla settimana. Per i nostri ragazzi si trattava di un doppio grosso sforzo: il primo, scolastico, con l’esame finale di terza media per l’accesso alle scuole superiori; e il secondo, sportivo, con un campionato che veniva chiamato “Élite”, ma che si poteva comparare tranquillamente agli attuali Campionati FIP, detti “Nazionali”, perché raggruppava le migliori compagini giovanili italiane (l’equivalente calcistico della corsa allo scudetto!). Lungi da me – dalla Pontevecchio, dai ragazzi e dai genitori – l’idea di potere
ambire a un risultato così prestigioso! Il nostro obbiettivo fu chiaro da subito, almeno per me e i miei collaboratori: dovevamo far crescere il più possibile ogni i ragazzo dal punto di vista tecnico, caratteriale e di squadra, ottenendo di partecipare alle finali regionali in primavera. Nell’ultima settimana di ottobre 2003, ebbe inizio il nostro campionato. Dopo l’esperienza di Zagabria, anche nei ragazzi che non ebbero la fortuna di parteciparvi crebbe la voglia di migliorare e competere, al punto che, pur non trovandosi allo stesso livello dei più talentuosi, fecero certo di tutto per mettermi in difficoltà nella scelta settimanale dei 12 giocatori da selezionare per le gare di campionato.
De Fazio, Calzolari, Venturoli e Raimondi mi mandarono il chiaro segnale di esserci, di voler migliorare individualmente e voler dare il loro contributo al gruppo. Come sempre, con il sostegno dei compagni più forti. Anche noi tecnici ci impegnammo nell’apparire il meno selettivi possibile, dando attenzione e fiducia a tutti. In questo venni agevolato dalla regola del torneo che imponeva di far giocare tutti e 12 in partita. Cercai il più possibile di ripagare anche i meno talentuosi, facendoli giocare in partite importanti, anche nei minuti decisivi per la
vittoria finale. Nei primi due mesi di palestra, impostammo gli allenamenti con un lavoro integrato tra i due allenatori e il preparatore atletico allo scopo di affinare i già buoni fondamentali individuali offensivi della maggioranza dei ragazzi: passaggio, tiro e uno conto uno. Oltre al nuovo lavoro tecnico sulle collaborazioni offensive, basato inizialmente sul “penetrare e scaricare” e con introduzioni di qualche rimessa offensiva organizzata con blocchi. Per quanto riguarda la difesa, come ormai avrete capito a me molto cara, ci dedicammo a perfezionare il run and jump. Praticamente, il nostro marchio di fabbrica.

La prima partita di campionato la giochiamo in casa contro i vicini d’oltre fiume della Moto Malaguti S. Lazzaro.
Il pubblico della prima partita fu molto numeroso perché giocavamo contro San Lazzaro, in quello che era divenuto un derby sentito da entrambe le parti; e poi perché i nostri genitori, i loro parenti e i loro amici, come ormai assodato, non potevano più mancare. Non ricordo che cosa dissi ai ragazzi nel pre-partita, ma so che ero un po’ preoccupato perché avevo notato un certo rilassamento negli ultimi allenamenti, meno attenzione. “Non è che si sono un po’ montati la testa dopo Zagabria, o per via della ‘collaborazione’ con la Fortitudo?” I ragazzi mi fecero subito ricredere. Pronti… Via! Primo quarto, 25 a 7 per noi, con Fin e Rota che spingono con determinazione e forza. Nel secondo quarto ci pensano poi Menarini e Carnevali a continuare il lavoro. Andiamo al riposo lungo 41 a 18 per noi. Nel secondo tempo i ragazzi non fanno sconti a nessuno, e praticamente la storia si ripete, finendo la partita 79 a 36! Miglior realizzatore Fin con 20 punti, seguito da Rota con 18, Carnevali con 14, Menarini con 11 e Romagnoli con “solo” 6 punti. Vanno a punti anche Minetto 4 e De Fazio, Rimondi ed Ettorre con 2. Nove a segno su dodici giocatori: non male!

La seconda partita di campionato la giocammo a Castel S. Pietro contro la locale squadra giovanile, vincendo 127 a 28! In questa partita tutti i ragazzi iscritti a referto riuscirono a segnare almeno un canestro, e ben otto di loro segnarono più di dieci punti a testa. Fu la miglior performance in punti e scarto che questo gruppo riuscì a ottenere in tutta la sua gloriosa storia agonistica. Proprio dopo queste due prime partite, arrivò l’offerta da parte Fortitudo di partecipare con il loro gruppo a un altro importante torneo, questa volta a Treviso. Il “Zanatta”, torneo giovanile FIP, divenuto dopo solo quattro anni dalla sua istituzione il maggior appuntamento nazionale per la categoria dell’annata BAM, e a cui avevano partecipato, ancora giovincelli, gli ormai famosi Danilo Gallinari, Daniel Hacket e Luigi Da Tome, giusto per dirne alcuni. Torneo che tutt’ora si svolge durante le vacanze invernali a cavallo tra capodanno e l’epifania, dal 3 al 6 gennaio. Ideatore e organizzatore di questo importante torneo è Francesco Benedetti, che avevamo conosciuto qualche mese prima alle finali nazionali del tre contro tre, come capo allenatore della Benetton. «Faremo come l’altra volta, ma sarai tu l’allenatore capo, perché il nostro allenatore in quel periodo sarà impegnato. Forse potrò esserci l’ultimo giorno del torneo. Giocheremo con le maglie della Fortitudo perché le iscrizioni sono ormai chiuse e noi l’abbiamo fatta con il nostro logo. Ma Benedetti sa che faremo squadra con voi per essere più competitivi» mi dissero. «Va bene. Ci saranno anche altri ragazzi?» chiesi io, pensando a Monari. «Sì, faremo come a Zagabria». «Ah, bene!» dissi, e lo ringraziai per l’ennesima opportunità prima di salutarci. Ripensai subito alla semifinale persa del tre contro tre di Treviso, e mi chiesi se avremmo mai avuto la possibilità di una rivincita, questa volta in una partita di basket a cinque. Cominciai ad avere meno prevenzioni nei confronti della Fortitudo.
Arrivati alla settimana prima di Natale, avevamo giocato nove partite, vincendole tutte. Tra queste partite segnalo quella contro la squadra Bipop di Reggio Emilia, dove si fece notare Nicolò Melli, classe ’91, attuale punto di forza della Nazionale e dalla Armani Jeans Milano (partita che vincemmo facilmente con un punteggio finale di 99
a 13!). Le uniche partite combattute della fase di andata furono contro la Santarcangiolese e la Virtus Bologna.
La Santarcangiolese era una squadra romagnola annoverata fra le papabili vincitrici del torneo che, in casa, dopo i primi due quarti equilibrati conclusi in nostro vantaggio per 36 a 28, riuscimmo a vincere staccandoli di 18 punti, grazie a una prestazione straordinaria di Gabbino Romagnoli, con un bottino di 30 punti personali (3 su 4 da tre
punti, 10 su 13 da due: un totale di 13 su 17 finali, ovvero il 76%!). La squadra, comunque, non fu da meno, in particolare nel tiro da tre punti, con una percentuale finale del 47%, che per questo tipo di categoria non è poco – credetemi!

Quella contro la Virtus Bologna era una partita attesa da tutti. I virtussini non si erano scordati d’aver perso con uno scarto eclatante la finale regionale dell’anno passato. Noi, invece, tenevamo prima di tutto a battere il “nome” prestigioso, seppure in quel momento caduto in disgrazia, forti di una rivalità accesa dalla numerosa presenza nelle
nostre file di ragazzi tifosissimi della Fortitudo, sua acerrima rivale. Bendini, Fin, Romagnoli, Rota, Raimondi, Ettorre, Minetto, Venturoli… praticamente più dell’80% della squadra era tifosa della Fortitudo. E poi: non eravamo forse in collaborazione con i colori biancoblu?!

Giocammo in casa nostra con una cornice di pubblico degna delle grande occasioni. La tensione era soprattutto per i padri. “Benda”, ovvero il padre di Jack Bendini, se ne stava seduto, come ormai faceva da qualche tempo, lontano da tutti e da tutto, solo in un angolo della palestra, per poter meglio godersi, diceva lui, la partita. In verità per meglio inveire sugli arbitri e contro di me, se malauguratamente avessi commesso a suo giudizio degli errori. Sandro Fin (padre), si era presentato in atteggiamento – diciamo moderato – da “Fossa dei Leoni”, mentre il padre di Romagnoli se ne stava seduto vicino alla serafica e dolce moglie, pronto a esplodere con il suo vocione. Fernando, padre di Flavio, era invece “costretto”, in quanto dirigente, al tavolo dei giudici di campo… a soffrire!

Continua..

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