Pattinaggio: a tu per tu col campione Alessandro Liberatore

Alessandro Liberatore, classe 1999, è un giovane talento cresciuto all’interno di Polisportiva Pontevecchio di Bologna, in particolare nel team di pattinaggio artistico a rotelle. 

Con i pattini ai piedi ci ha fatto emozionare più di una volta e in questa intervista ci svela i suoi segreti, episodi emozionanti della sua vita e, soprattutto, il suo sogno più grande. 

  1. Quando e come è nata la tua passione per il pattinaggio artistico?

“Ho iniziato a pattinare per gioco. I miei genitori, sin da quando ero piccolo, portavano me e mio fratello in un campeggio a Cesenatico, in cui mi sono fatto degli amici tramite i quali ho conosciuto il pattinaggio artistico. Ho iniziato a pattinare ufficialmente nel settembre 2009, quando avevo 10 anni”. 

“L’amore per lo sport c’è sempre stato. Mi incuriosivano tutti gli sport, come la ginnastica ritmica, artistica, l’atletica e il pattinaggio sul ghiaccio. É stato grazie anche a mia nonna che è nata la passione per i pattini. Guardavamo insieme su RaiSport le competizioni del pattinaggio artistico e mi emozionavo. La conferma che avessi trovato lo sport giusto l’ho avuta pattinando per la prima volta”.

  1. Purtroppo il pattinaggio artistico a rotelle non è ancora tra gli sport più gettonati, credi che questo fattore possa influire sui risultati?

“Nella mia carriera da pattinatore non ha influenzato il fatto che ci fossero numericamente meno concorrenti nelle gare. Sicuramente, le ragazze hanno sin da piccole un percorso agonistico diverso da quello maschile. L’aspetto fisiologico e di sviluppo incide sulla prestazione sportiva. Le pattinatrici mostrano precocemente le loro doti artistiche: elasticità, flessibilità, velocità nelle trottole, eleganza, grazia e leggerezza. I ragazzi sono meno aggraziati, ma una volta terminato il loro percorso di crescita possono puntare sulla potenza e forza, oltre che sulla bellezza del corpo. Ogni genere ha i suoi punti forza e di debolezza, ma direi che man mano che si va avanti con l’età il livello dei maschi diventa molto più alto, considerando la difficoltà degli elementi nella prestazione sportiva. Posso quindi dire che ad oggi la concorrenza è forte e il lavoro è duro. 

Vorrei anche sottolineare che io ho dovuto far fronta anche ad uno sviluppo tardivo. Infatti la mia crescita è iniziata molto tardi. Se non ricordo male, nel 2017 prima del Mondiale ero alto 171 cm e ora sono 181 cm. Sono dunque cresciuto dai 17 anni ad oggi di 10 centimetri e questo mi ha portato a dovermi abituare ogni anno ad un corpo che stava cambiando in modo veloce ed evidente”.

  1. Sul piano emotivo quali sono state le competizioni che più ti hanno colpito maggiormente ?

“La Coppa Italia del 2014. É stata la prima gara in nazionale ed erano solo 5 anni che pattinavo. Ai Campionati italiani ero arrivato decimo e ribaltare il risultato vincendo Coppa Italia, per di più vestendo la divisa dell’Italia, è stata una gioia unica”. 

“La seconda grande e inaspettata soddisfazione è stata classificarmi come singolo nella categoria Juniores per i Mondiali cinesi a Nanchino 2017… che poi ho vinto!

La preparazione per i Mondiali è stata difficile, un po’ per la tensione di partecipare per la prima volta ad una competizione internazionale e un po’ per la scuola. Infatti, nell’estate prima dei Mondiali, dal lunedì al giovedì andavo a scuola per seguire le lezioni così da sostenere l’esame di riparazione della materia di disegno progettuale. Nel weekend, invece, salivo vicino Brescia per allenarmi con i miei allenatori: Sara Locandro ed Andrea Bassi. 

A fine agosto 2017, feci l’esame di riparazione e il giorno dopo partì per la Cina. Fu una settimana indimenticabile, visitammo un sacco di posti e di mezzo feci anche la gara. Il 5 agosto feci lo short program e due giorni dopo il programma lungo. In questa occasione eseguii un disco perfetto, che mi ha garantito la medaglia d’oro”.

  1. Dopo aver partecipato a varie competizioni in coppia, come mai ora ti stai dedicando unicamente al singolo?

“Sì, attualmente competo solo come singolo. Con la mia ultima compagna di coppia, Rebecca, abbiamo deciso di concentrarci sulla nostra carriera da singoli. Per me è stata la scelta più giusta: uno perchè ho cambiato varie compagne e per tutte era la prima esperienza di coppia, quindi mi ritrovavo ogni volta a dover ripartire dalle basi; due perchè volevo concentrarmi sulla carriera da singolo. La considerazione che poi mi ha spinto fino in fondo a staccarmi dalle competizioni in coppia è stata iniziare una nuova specialità: l’inline skate”.

  1. Come ti sei avvicinato a questa nuova specialità?

“Durante una competizione mi avevano proposto di provare questi nuovi pattini, diversi dai quad utilizzati nel pattinaggio artistico, e di provare questa nuova specialità. Consiste sempre nell’artistico, ma si utilizzano pattini in linea e non i roller quad, cioè pattini con 3 ruote in linea”.

“All’inizio ho avuto dei dubbi, ma sono passati in fretta.  A parer mio, inline skate è molto più complicato del pattinaggio artistico, perché sono appoggi completamente diversi, come pure la sensazione dei pattini ai piedi. Ho già fatto qualche competizione di inline skate e sono andate molto bene”.

  1. Di quale supporto tecnico ti servi per prepararti al meglio?

“Negli ultimi anni il pattinaggio artistico è cambiato molto: il regolamento è mutato e sono aumentate le difficoltà tecniche. Richiede sempre più dedizione e supporto tecnico. Mi segue infatti un’equipe di professionisti, oltre ai miei due allenatori Sara Locandro ed Andrea Bassi. Infatti, la mia giornata è piena di attività: preparazione atletica, allenamenti sulla mobilità, sala pesi, ginnastica, ore di coreografia con Andrea Bassi per il quad e per l’inline con Gabriele Minchio”.

  1. Quali sono i tuoi obiettivi agonistici, in questo periodo complicato dalla pandemia?

“Effettivamente è un anno abbastanza complicato perchè le gare internazionali sono ancora in dubbio. I Mondiali dovrebbero essere in Paraguay, ma a causa delle varie limitazioni sugli spostamenti, si è abbastanza titubanti nel prendere aerei e fare viaggi così lunghi. Non si esclude il fatto che gareggerò comunque a delle competizioni: le varie tappe del circuito inline skate, che sono fondamentali per poter partecipare ai campionati italiani; il secondo campionato regionale per il quad; infine, altre gare per mantenere alta la concentrazione, cercando così di mantenermi attivo fisicamente e mentalmente. L’obiettivo più grande, un sogno grande, sarebbe quello di gareggiare ai Mondiali con entrambe le discipline, inline e quad insieme.”

  1. Oltre allo sport, hai altre passioni?

“Si, ci tengo tanto a sottolineare che lo sport è la mia vita, ma non è l’unica mia passione. Infatti, attualmente sono iscritto all’università, presso la facoltà di Design e Tecniche della moda. Sono al secondo anno della triennale, perchè dopo il diploma di quinta superiore mi sono preso un anno di solo pattinaggio, in cui però ho capito che era importante anche portare avanti gli studi.  É sicuramente difficile coniugare tutto, ma sto facendo il massimo per avere risultati sia in ambito sportivo che in ambito universitario. Ora sto seguendo le lezioni a distanza, online, quindi mi è più semplice organizzarmi. Inoltre, cerco di essere sempre aggiornato per non perdere nessuna lezione e per riuscire ad arrivare preparato alla sessione di esami.”

  1. Un’ ultima domanda, il tuo sogno

“Il mio sogno sarebbe quello di scrivere un capitolo nella storia del pattinaggio. Vorrei essere ricordato anche in un futuro, come uno dei più grandi pattinatori.”

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