06 Apr Basket: 5°episodio de “I cinni del ’90”
Le Finali regionali Propaganda 2002/2003
Non avemmo avuto molto tempo per congratularci per lo storico piazzamento di Fin, Menarini, Romagnoli e Rota alle Finali Nazionali di 3 contro 3. Il martedì successivo, dopo una breve “riunione di festeggiamento”, riprendemmo gli allenamenti in preparazione delle finali regionali di categoria che da lì a pochi giorni avrebbero avuto luogo nella palestra Pertini, sabato 7 e domenica 8 giugno 2003. Eravamo già molto carichi prima, figuriamoci ora, con questo
insperato terzo posto alle finali nazionali.
Eravamo pronti. Le quattro squadre qualificate per le finali erano Pontevecchio, Virtus Bologna, PGS Don Bosco Forlì e Cesena. Al sabato si disputarono le due semifinali: Pontevecchio contro Don Bosco e, a seguire, Virtus contro Cesena. Cercai di preparare l’evento come se si trattasse delle solite partite di campionato, sottolineandone l’importanza, ma insistendo perché non lo considerassero di diverso valore. Almeno, provai a far passare questo messaggio nella testa dei miei piccoli giocatori. Nella riunione pre-partita contro i ragazzi di Forlì, descrissi gli avversari soffermandomi su un certo Zondini, ragazzo non fisicamente dotato, ma con un gran talento offensivo, specialmente nello sfruttare al meglio la rapidità nell’uno contro uno: «Fa la maggior parte dei punti della squadra: se proprio non riusciamo a limitarlo, almeno tentiamo di non far fare punti ai suoi compagni» dissi, in uno spogliatoio più concentrato del solito. «Per quanto riguarda il nostro gioco, ricordiamo di giocare come sappiamo e di non pretendere di più. Sono convinto che se faremo così, la partita andrà per il verso giusto». Guardai i ragazzi seduti, e vidi tutti gli sguardi rivolti verso me – segno che l’attenzione era al massimo. Stavo per aggiungere altro, quando Gabbino si alzò e distese il braccio al centro allo spogliatoio per il consueto urlo del pre-partita. Subito, tutti lo seguirono, tendendo la mano su la sua. A quel punto non feci che seguire il gruppo al grido «Ponte-Vecchio!». Uscimmo per il riscaldamento.
La nostra semifinale non ebbe storia. Risultato finale: 76 a 26 per noi! Il bravo Zondini ne fece 16 dei 26 totali, realizzando più del 50% dei punti. «Non bene» dissi nel dopo-partita, a Fernando e a Fabio Carnevali. Non dico in che modo mi risposero ridendo! Ma io ero serio! Rimanemmo poi a vedere la seconda semifinale della Virtus Bologna, che vinse bene, senza tanti sforzi. “Finalmente domani giocheremo la finale. La finale che fin dall’inizio del campionato avevo voluto che arrivasse”. Non sapevo ancora che questi magnifici ragazzini mi avrebbero abituato a disputarne tante altre, e ben più importanti di questa.
La finale si svolse la domenica mattina alle ore 11:00, con la presenza di un pubblico numeroso e importante. Prima della nostra si giocò la finale per il terzo e quarto posto. Io arrivai in palestra per vederne almeno una parte, ed entrai dalla porta principale. In quel momento, mi sentii chiamare da dietro, e mi voltai: «Ciao Raffaele, come stai?». «Bene, molto bene» risposi. “Ma chi è questa persona che mi sta salutando?” pensai, guardandolo bene e cercando di capire se lo avessi conosciuto prima di allora. Era vestito con una tuta da basket con la scritta sul petto “Italia”, griffata dal marchio della nazionale di quei tempi. «Sono venuto a vedere i ragazzi che giocheranno le finali di oggi. Dobbiamo selezionare alcuni di loro per la rappresentativa regionale Emilia Romagna che parteciperà tra un mese al torneo nazionale Bulgheroni riservato alle rappresentative regionali». Sentendo questo capii che la persona che stava parlando era venuta per conto del settore tecnico della Fip Regionale, per vedere i ragazzi del ’90 che di lì a poco avrebbero giocato le due finali. Ma non sapevo ancora il suo nome e cognome, e l’esatta sua mansione ufficiale. Lo scoprii solo il giorno dopo, quando dalla federazione ci arrivò la convocazione per alcuni dei miei, ovvero: Fin, Rota, Romagnoli e, come “riserva a casa”, Bendini. Ecco, proprio questa “riserva a casa” provocò poi un incidente – un misunderstanding – che condizionò per sempre il giudizio di papà Bendini sulla persona della quale ancora non avevo scoperto nome e cognome. Avremo una spiegazione andando avanti nel racconto di questo breve incontro delle finali. «Ah! Sì, bene!» risposi, cercando di non far capire che non lo riconoscevo. «Avete già un’idea di chi chiamare?» e, mentre lui mi rispondeva, entrammo in palestra, dove si stava svolgendo la finale per il terzo e il quarto posto. «Sì, certo. Alcuni sono già stati individuati: Zondini del Pgs Don Bosco; Barilli della Virtus; e soprattutto, i tuoi Romagnoli, Rota, Fin e Bendini». Sentire i cognomi, e in particolare quelli dei miei quattro, mi fece un po’ arrossire dalla contentezza, e non feci altro che ringraziarlo per la scelta, senza approfondire. La nostra attenzione si spostò sulla partita che si stava giocando sul campo davanti a noi, e passammo un po’ di tempo a scambiare commenti su quel giocatore o quella particolare azione di gioco. Finito il primo tempo, lo lasciai per andare negli spogliatoi a preparare la nostra finale contro la Virtus. Ma chi era la persona con cui avevo parlato per circa 15 minuti, vestita con la tuta della Federazione? Ci pensai solo per il tragitto fino all’ingresso degli spogliatoi. Poi, ovviamente, la mia mente si concentrò su quello che dovevamo fare.
«Bene ragazzi, siamo arrivati dove volevamo arrivare: giocarci la finale regionale. Vedete questo? Sarà l’ultima volta che giocheremo con il pallone n. 5» e mentre lo dicevo, presi in mano il pallone per mostrarlo a tutti i ragazzi seduti davanti a me. «Dal prossimo anno giocheremo con il numero 7» dissi, sostituendo quest’ultimo al primo mostrato. «Vuol dire che siamo alla fine di un ciclo, ovvero del minibasket. L’anno prossimo entreremo a pieno titolo nel basket, ed entrarci da campioni non sarebbe male!». Continuai poi il discorso soffermandomi sull’attenzione che avremmo dovuto dedicare all’intensità difensiva che tutti dovevano mantenere in campo e, soprattutto, sull’importanza di non mollare fino minuto all’ultimo. Indicai il solito quintetto d’inizio: Bendini, Carnevali, Fin, Romagnoli e Rota. Facemmo il grido di squadra e uscimmo dagli spogliatoi per andare a giocare la finale. Pontevecchio, baby terribili abbonati al successo. In finale i ragazzi di Lepore rifilano 47 punti alla Virtus.
di Simone Motola:
Nelle finali nazionali del 3 vs 3 “Join the Game” a Treviso, avevano stupito gli addetti ai lavori per la qualità tecnica: solo la Benetton, al termine di una contestata finale, aveva fermato Romagnoli&C. Non ci si deve quindi stupire più di tanto se la squadra Propaganda della Pontevecchio (nati 1990) ha dominato le finali regionali disputatesi lo scorso week end a Bologna presso la palestra “Pertini”. 47 punti di scarto sia ai forlivesi della Pgs Don Bosco sia (udite udite) alla Virtus Bologna. Erano anni (il gruppo Allievi ’83 del San Mammolo) che in regione non si vedeva in vetta una formazione cosiddetta minore. Raffaele Lepore (coadiuvato da Alberto Gessi) ha plasmato in tre anni un gruppo che non conosce la parola sconfitta e che ha addirittura un proprio preparatore atletico (il bravo Francesco Manciacotti). È il settore tecnico C.R.E.R. Ha convocato tre ragazzi nella selezione regionale. «Il pivot Fin – spiega Lepore – è sicuramente il più futuribile anche perché ha i piedi per giocare lontano dal canestro: Bendini è il nostro playmaker, mentre Romagnoli è la guardia con maggior talento tecnico, ma non dimentico che se abbiamo vinto così facilmente è anche perché abbiamo altri 5-6 ragazzi interessanti».
Leggendo l’articolo di giornale qui riportato si potrebbe pensare a una partita senza storia, ma non fu proprio così. I ragazzi, pur mettendo da subito tutta l’energia che avevano in quel momento – ed era tanta –, riuscirono a distanziare nel punteggio i bianconeri solamente verso la conclusione del secondo quarto. A due minuti dalla fine eravamo in vantaggio “solo” 29 a 15, per poi andare al riposo lungo” con un vantaggio rassicurante: 36 a 17 per noi. Il quintetto d’inizio, composto da Bendini, Carnevali, Rota, Romagnoli e Fin ebbe un po’ di difficoltà a imporsi da subito, un po’ per la difesa degli avversari, ma soprattutto per la troppa tensione accumulata – palese per gli errori grossolani nelle facili conclusioni “da sotto”. Non era così per Enri Carnevali, che, recuperando molti palloni, grazie alla sua grinta e determinazione (così tanta che in molte occasioni i nostri avversari bianconeri non riuscivano a superare la metà campo), realizzò tutti i primi 10 punti. Sicuramente gli furono d’aiuto i compagni, con un’efficace difesa di squadra a tutto campo (run and jump) che portò a molti recuperi di palloni e conseguenti facili canestri. Bravo in questo il già citato Carnevali, oltre a Romagnoli e Bendini per il primo quarto; Fin, Menarini, Ettorre e De Fazio in quello successivo. Nel secondo quarto entrò in campo, sostituendo Gabbone, “Clack” Calzolari, che diede il suo contributo con i rimbalzi e il suo unico canestro della partita. Dopo il riposo, nel terzo quarto di gioco, con il quintetto formato da Bendini, Carnevali, Fin, Menarini e Rota, demmo la spallata decisiva, mettendo in mostra tutta la nostra forza e compattezza di squadra: difesa, rimbalzi (un Fin super in questa specialità), contropiede ed entrate di pura forza di Flavio Rota, tiro da tre punti con capitan Menarini e Romagnoli, passaggi smarcanti di Bendini e ancora Enri Carnevali nei tiri liberi. Alla fine del terzo quarto, 57 a 25. Immagino che i nostri avversari virtussini in quel momento esatto avrebbero preferito essere già a casa. Il fischio finale del terzo quarto fu per loro una liberazione! L’ultimo quarto fu solo un modo per far giocare di più chi nel corso della partita aveva giocato poco, ma comunque il divario in punti e gioco non cambiò più di tanto. Al fischio finale, il tabellone luminoso segnava 81 a 34 per noi. Quarantasei punti di scarto, in una finale in Emilia Romagna, contro la blasonata Virtus: che diamine! Tutti i ragazzi festeggiarono in mezzo al campo felici, con Carnevali che corse a prendere e abbracciare Gabbino, facendolo girare come una banderuola, girando su se stesso con il Colored che, lasciandosi andare, tagliò l’aria intorno a se con le sue leggere ed esili gambe da cerbiatto. Grandissimi.
Continua..
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