Basket: 8°episodio de “I cinni del ’90”

…Iniziammo il primo quarto con un quintetto diverso dal solito, perché ero intenzionato a dare subito una svolta ben precisa alla partita. Fin, Jack Bendini, Gabbino Romagnoli, Flavio Rota ed Ettorre, cioè quelli che ritenevamo i migliori. La cosa ebbe solo parzialmente l’esito sperato. Vincemmo il quarto, ma solo di 5 punti, con troppi errori sotto misura di Fin ed Ettorre (1 su 6 per loro) e con Flavio non ancora entrato agonisticamente in partita (solo due punti da tiro libero). Dovevamo ringraziare del vantaggio parziale il sempre valido Gabbino (9 punti) e soprattutto Jack Bendini, che con giocate pregevoli in uno contro uno, era riuscito, e lo farà anche nei quarti successivi, ad avere la meglio sul difensore di turno schierato dall’allenatore della Virtus con l’intento, puntualmente frustrato, di contenerlo. Jack finirà la partita con un bottino personale di 21 punti, ma “solo” da secondo realizzatore della giornata. Flavione Rota, infatti, disputò un secondo tempo ancora una volta strepitoso, notevolmente diverso dal primo quarto abulico: quindici rimbalzi totali, sei palle recuperate, 13 su 16 al tiro libero e 8 su 16 al tiro. Super! Due “Fortitudini”, Bendini e Rota, sugli scudi! Per di più aiutati dall’unico mio giocatore presente in quella partita di chiara “fede” Virtus, ovvero Leo Menarini (con Carnevali assente per malattia). Finale per noi, 84 a 77. Ennesima dimostrazione che i ragazzi, una volta indossata la maglia granata della Pontevecchio, agivano con determinazione per loro divertimento, per i compagni e soprattutto per la propria “piccola/grande” squadra del quartiere Savena di Bologna, dove erano nati e stavano crescendo in tutti sensi. “Vi aspettiamo al ritorno!” sembrarono dirci, con lo sguardo, alla fine della partita persa, i ragazzi bianconeri.

Torneo di Gallo Ferrarese

L’ultima partita di campionato del 2003 era stata quella vinta con un po’ di fatica contro la Virtus Bologna. Nell’allenamento del martedì successivo, i ragazzi erano ancora contenti e felici per aver battuto nel derby i coetanei Bianconeri. Era anche l’ultimo allenamento prima del Natale. In attesa di scambiarci gli auguri, facemmo un allenamento blando e divertente, giocando anche una partita di calcetto a cui partecipammo anche io e Francesco. Chiaramente vinse la mia squadra, e ci gustammo il solito Gabbino tutt’altro felice di perdere! Dopo gli auguri, mettemmo a posto gli ultimi dettagli per i tornei che andavamo ad affrontare, anche perché il gruppo si sarebbe riunito solo il 2 gennaio per la partenza per Trieste. “Cosa c’entra Trieste?” Me lo domandai anche io, il giorno che gli organizzatori del torneo Zanatta di Treviso ci comunicarono che la nostra squadra, iscritta al loro famoso e prestigioso torneo, sarebbe stata quindi affidata all’ospitalità delle famiglie da una società triestina. Appunto: cosa c’entra Trieste? Ma mettiamo da parte anticipazioni e racconti natalizi – torniamo subito in campo!
Puntuale come al solito, arrivai alle 14 del sabato 27 dicembre al piccolo palazzetto dello Sport di Gallo. Come al solito, trovai nel parcheggio attiguo all’impianto, in perfetta sintonia, Marco Monari e il figlio Alex. «Buon Natale Marco, anche se con ritardo» dissi, salutandolo. «Buon Natale anche a te, Lello. Non è molto che ci siam visti, vero?» rispose scherzando. «Se andiamo avanti così, va a finire che tuo figlio verrà a giocare con noi in Pontevecchio!» mi venne spontaneo rispondere a mia volta. Un azzardo che feci incoscientemente, ma andò così. Lui la prese a ridere, e tra il serio e lo scherzoso disse, prima di entrare nell’impianto: «Ah! Certo, sarebbe interessante! Ma ora pensiamo a vincere e giocare bene questo torneo». In quei giorni Marco mi diede una grossa mano, vista l’assenza dei miei dirigenti abituali in “ferie”. Giocammo il torneo con i dodici ragazzi previsti e disponibili: sette granata, quattro della Fortitudo e Monari. La favorita del torneo, mi dissero gli organizzatori, era il San Zeno di Verona, che annoverava fra le sue fila quattro giocatori di oltre 1,90. Due di questi, Rossato e Benetti, erano giocatori di talento indiscusso, alti 1,98 a soli quattordici anni e già “in orbita Selezioni Nazionali annata ’90”. Guarda caso, la loro squadra fu inserita nella parte del nostro tabellone, e la incontrammo in semifinale, il giorno dopo della facile vittoria contro il
Benedetto XIV di Cento con una differenza di più di venti punti. La nostra solita difesa a tutto campo, le prestazioni offensive di Gabbino, Gabbone e alle ottime percentuali da tre di Leo Menarini e Jack Bendini stavano funzionando alla perfezione. Avevo visto Verona giocare contro Ferrara, e si era confermata anche ai miei occhi la favorita del torneo. Ai buonissimi giocatori Rossato e Benetti si aggiungevano due guardie, tiratrici eccellenti da tre sugli scarichi, Scramoncin e Santi. Le indicazioni che diedi ai miei nella riunione pre- partita in spogliatoio, furono di marcare i loro lunghi davanti e vicino a canestro, e di non far tirare Rossato da tre dalla posizione fronte canestro. I ragazzi in campo tentarono di seguire le mie indicazioni, riuscendoci il più delle volte. Le seguirono molto bene Fin e Monari, (occupandosi di Rossato), Mazza (con mia sorpresa, perché non l’avevo mai visto giocare prima) e Angelini della Fortitudo. Furono comunque bravi anche i “nostri” De Fazio e Menarini. Fu una partita tiratissima, e riuscimmo ad avere la meglio anche grazie all’ultimo quarto del sempre più convincente Gabbino Romagnoli. Alla Fine tornammo a Bologna, per riposare in vista della finale del lunedì 29 dicembre contro un’altra
squadra veneta, quella del Petrarca Padova, che aveva avuto la meglio contro una sempre più coriacea e vivace Virtus 1934 Bologna. La crescita della Virtus era dovuta anche all’apporto di Stefano Chiarini, altro ’90 di belle speranze che all’inizio dell’anno aveva fatto comparsa da noi per un mesetto, per volontà del padre. Proveniente dalla Fortitudo, decise poi di approdare alla Virtus per motivi logistici di trasporto. Alla luce dei nostri risultati in campo, fu una scelta un po’infelice.

Giocammo la finale contro la blasonata Petrarca Padova. Ancora una volta, partiti da outsider, eravamo riusciti ad arrivare in finale a contenderci la vittoria. Questa volta nonostante la formazione abbastanza improvvisata. Certo, non mancavano le nostre stelline Gabbino e Gabbone, ma, come ormai sapevamo, la forza del collettivo ci aveva permesso di giocare ai nostri livelli anche in assenza di alcuni giocatori importanti. Romagnoli e Fin diedero il loro importante contributo per la vittoria finale, Gabbino fu premiato alla fine come MVP del torneo, e anche i “non granata” fecero bene la loro parte. In particolare nella fase difensiva, perché guidati in poco tempo dall’atteggiamento dei ragazzi Pontevecchio, capaci di interpretare collettivamente il duro lavoro difensivo.
La partita, combattuta e complessa per i primi due quarti, palesò il sostanziale equilibrio anche nel risultato parziale del riposo lungo: 32 a 32. Ritornammo in campo nel terzo quarto con ancora più voglia e concentrazione, atteggiamento che pagò in modo progressivo e vincente, e che ci permise di segnare altri 40 punti, contro i soli 23 dei
nostri avversari. Punteggio finale a nostro favore, 72 a 55. La difesa ancora una volta aveva fatto la differenza. «Buon anno a tutti, e arrivederci a Treviso… Anzi, no!, a Trieste!» dissi a tutti prima di ritornare a Bologna con in mano una nuova coppa – quella grande, che viene consegnata alla prima classificata.

Continua..

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